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C’era una volta

C’era una volta un paese dove tutti parlavano tanto di creatività, credendosi artisti e grandi innovatori.

I bambini venivano lodati per i loro temi, anche se il più delle volte andavano fuori tracce, dalle maestre, creative come e più dei loro alunni.

Gli adolescenti sfogavano la loro creatività nell’abbigliamento e nella musica che ascoltavano, con il risultato che tutti vestivano nello stesso modo, ascoltavano la stessa musica e avevano tutti lo stesso taglio di capelli.

Gli adulti, poi, meglio lasciarli perdere. L’idea di creatività che avevano fin da bambini altro non era che un pallido miraggio, la copia di idee e spunti vecchi e già usati da altri. Eppure li vedevi tutti riuniti all’ora dell’aperitivo a discutere di creatività e innovazione, spesso ignorando quale fosse il vero significato delle parole che dicevano. Parlavano, parlavano e non dicevano mai nulla.

Non si rendevano conto di quello che li circondava, dei negozi che vendevano tutti gli stessi abiti, delle case arredate tutte nello stesso modo.

Insomma, tutto era uguale.

Era un paese strano e forse un po’ noioso. 

Un giorno, uguale a tutti gli altri, la città accolse, senza saperlo, un gruppo di viaggiatori. Avevano tanto viaggiato e da ogni viaggio avevano imparato qualcosa. 

In tutti i posti dove erano stati avevano sentito parlare di questa città, dove tutto era uguale ma nessuno se ne rendeva conto e che per questo era derisa e snobbata da tutti.

Non ci volevano credere. Non poteva essere possibile.

La sorpresa fu grande quando si resero conto che i racconti corrispondevano alla realtà.

All’inizio trovarono divertente sentire tutti quei discorsi uguali, guardare tutte quelle persone vestite nello stesso modo e che dicevano le stesse cose e cercarono di adeguarsi agli usi del posto.

Dopo pochi giorni, però, tutto iniziò a sembrare grigio ai loro occhi. 

I colori avevano perso luminosità e vita. Le parole, ripetute uguali in ogni occasione, non avevano più significato.

I viaggiatori diventarono tristi, osservando gli abitanti felici di rispettare la parte che da soli si erano imposti di recitare. Perché di una grande recita si trattava. Tutti continuavano a ripetere, come pappagalli più che come attori, le battute che qualcuno aveva scritto decenni prima. 

Decisero di fare qualcosa.

L’esperienza e la curiosità portarono all’intuizione giusta, quella capace di cambiare tutto.

Iniziarono, così, a raccontare delle differenze che rendevano il mondo interessante, della fantasia che era un concetto simile ma diverso a quello di creatività, che così tanto avevano utilizzato fino a fargli perdere ogni significato, e delle idee che sono capaci di cambiare tutto, di far trasformare il mondo e di riscrivere tutte le regole.

Raccontarono storie sul mondo che li circondava.

Narrarono le cose che avevano visto viaggiando e quanto avevano imparato scoprendo le differenze tra i diversi luoghi che avevano visitato.

Parlarono per giorni interi senza fermarsi e qualcuno iniziava a capire che quelle non erano solo parole.

I giorni passavano e i discorsi continuavano. Qualcuno incominciò a fare domande, a interessarsi, ad emozionarsi per quello che stava succedendo.

La città stava cambiando. 

I bambini iniziarono a usare la loro fantasia in modo diverso, vivendo ogni giorno un’avventura diversa. Un giorno erano pirati alla scoperta di un tesoro e il giorno dopo erano astronauti che arrivavano su un pianeta sconosciuto. I loro temi migliorarono molto.

Gli adolescenti iniziarono a capire che pensare in modo diverso rispetto agli altri poteva aiutare in molte situazioni. Molti si innamorarono, molti iniziarono a cantare e suonare, molti si fecero crescere i capelli.

E gli adulti, beh sapete come sono gli adulti. Non capiscono mai niente da soli.

Toccò ai bambini e agli adolescenti spiegarli tutto per bene.

Passarono giorni ad ascoltarli, fino a quando non si ricordarono che anche loro una volta erano stati bambini e adolescenti. A quel punto smisero di fare i pappagalli davanti ad aperitivi tutti uguali e iniziarono a vivere di nuovo.

I viaggiatori, che avevano indicato la nuova strada delle idee, della fantasia, dell’intuizione, ripartirono per continuare ad imparare.

Noi di Shibumi Comunication siamo i viaggiatori.